Società Italiana di Medicina (SIM) 

di Luigi Marcello Monsellato

La pandemia da COVID 19 è stata uno spartiacque epocale. Coprirsi, mascherarsi, trattenere il respiro, distanziarsi è stato lo slogan, il mantra di questi ultimi due anni.

La governamentalità pandemica, basata sull’uso politico della paura e dell’angoscia, la precarietà esistenziale legata ai continui mutamenti, la spettacolarizzazione della morte, la militarizzazione del territorio, la algoritmizzazione della medicina, l’industrializzazione dell’atto sanitario, la pervicace e tambureggiante retorica morale in cui il politically correct, l’invito all’unità nazionale ed un vago patriottismo consolatorio da balcone si sono sostituiti alla ragione e al confronto, l’ampliamento della violenza e delle disuguaglianze, la diffusione di forme odiose di controllo e discriminazione ci ha fatto perdere il senso del presente, percependone solo lo scorrere ed il naufragare. Abbiamo avvertito un peso indefinibile, avvolgente, che tuttora cela la realtà, la bellezza, il simbolo, la dialettica, il mito, il sacro: tutto perde profilo, spessore, memoria, senso e smarrendo il mondo ripieghi su te stesso, in un selfie permanente. Negandoci altri panorami, ci hanno vietato altri mondi, altri tempi, altri sogni.
E tutto per … il nostro bene!

È stato il tempo che ci ha invecchiato di colpo. Abbiamo trascorso giornate, mesi, anni da vecchi, strascicando un’esistenza da pensionati: niente abbracci, niente baci furtivi, con le mascherine sempre sul volto, al massimo un gomito o un’alzata di mano, non puoi uscire, non puoi giocare, non puoi viaggiare, non puoi correre, non puoi fare l’amore. Solo video e audio. Più spettatori e meno attori. I sessuologi, deo gratias (sigh!), ci hanno consigliato la mascherina sempre durante i rapporti, categoricamente vietati i baci per l’effetto droplet, raccomandato l’uso dei guanti; per le coppie fisse si poteva soprassedere sulla mascherina ma il tampone doveva essere negativo, mentre le norme igienico-sanitarie anticontagio andavano rigorosamente seguite, quindi igienizzazione tassativa delle mani per tutti. Alla fin fine vivere da anziano con un corpo vivo, ormonale, pulsionale di giovine. Altro che movida… è stata ed è una moviola, anzi una novida!

Le conseguenze di tutto ciò si possono riassumere in un senso di solitudine e dipendenza. In tempi di Covid ogni casa è diventata un’isola, un isolamento, monadi separate da ogni aggregazione sociale, conviviale, culturale: l’indebolirsi dei legami sociali, la claustrofobica chiusura nei confini di casa, la monotonia di giorni sempre uguali, ci ha fatto vivere una sorta di eziolamento, come una pianta deperita e scolorita perché tenuta al buio. Una vita vissuta a distanza, una tele-vita. Collegati ma isolati, connessi ma frammentati.

È il passaggio dalla “società aperta” ad una “società coperta”, ingabbiata da divieti ed oscuramenti.

Al centro c’è stata la seduzione dell’obiettività e la dipendenza dai dati per anestetizzarci nei confronti dell’incertezza e della paura. L’idolatria e la dittatura del numero: hanno destato attenzione solo i dati e non le storie, si è passati dal raccontare al contare. Pare in azione una vera stregoneria epistemologica. Da un lato una evenemenzialità cronachistica totalmente inutile, se non fuorviante, che deforma e conforma, reprime e deprime, in grado di alterare numeri, parole, statistiche per perpetrare nell’irragionevole palinsesto coercitivo del pensiero, ossimoricamente, unico, al punto da non consentire alcuna obiezione di coscienza, una sorta di nuova inquisizione che censura e domina, una cappa di restrizioni sociali, civili, ideologiche e culturali fino a farsi regime, una cintura di castità che sacrifica il lavoro, la sovranità, la libertà, la vita in nome di una illusoria e vaga sicurezza, dall’altro una sorta di cataratta in grado di trasformare ogni confronto o critica, per quanto autorevole e referata, in ignoranza, disfattismo, complottismo o addirittura fascismo.

L’ambiguità dei pannelli di controllo fomenta la sensazione che la pandemia terminerà quando tutti gli indicatori del “cruscotto” saranno allo zero (infezioni, casi, decessi) o 100 (percentuale di vaccinati). Purtuttavia la storia del passato, anche recente, ci evidenzia che le pandemie respiratorie non si esauriscono in modo netto, che una consistente morbilità e mortalità influenzale continua a riaffacciarsi, stagione dopo stagione, tra le pandemie, e che il termine di una pandemia è da collegare alla ripresa della vita sociale e non al conseguimento di particolari scopi epidemiologici.

In tutto questo due dati emergono prepotentemente.
Il primo, che i sieri sperimentali a RNA stanno sconvolgendo in maniera sostanziale il sistema immunitario di chi l’ha ricevuti, tesi sostenuta dalla maggioranza della letteratura scientifica libera, onesta e non asservita. Stiamo assistendo ad una crescita ed una recrudescenza delle neoplasie maligne, in particolar modo dei bambini, un incremento vertiginoso dei disturbi neurologici di tipo degenerativo e un aumento sempre più diffusivo delle patologie cardiovascolari. E questi dati che dovevano essere occultati o diluiti nel lustro di un decennio, penso che emergeranno in tutta la loro evidenza nei prossimi mesi. Di qui la necessità di ritrovare il senso profondo dell’ars medica, di confrontarsi con la complessità, di studiare nuovi percorsi di cura e salute, di passare dall’esterno all’interno, da un virus ad un organismo, da una malattia ad un paziente.

Nasce a tal proposito la Società Italiana di Medicina (SIM), una federazione di associazioni, uno spazio di confronto aperto, libero da vincoli commerciali o ideologici, interdisciplinare e multidisciplinare. Un progetto inclusivo, partecipativo rivolto ad associazioni sanitarie, liberi professionisti ed alla collettività, una rete che funge da supporto e da filtro, capace di favorire sinergie, organizzare spazi di condivisione e dialogo e embricare competenze collettive di collaborazione.

C’è bisogno di una medicina che rivaluti i sintomi come manifestazione visibile di un processo “invisibile” che coinvolge la psiche, la consapevolezza, il cervello, il corpo. Singolarmente ogni sintomo è come una lettera morta, senza valore, se non può produrre nell’insieme un senso, un’intenzione, uno scopo.

Il terapeuta così, con la pelle graffiata dalla salsedine della clinica, assurge ad un ruolo di guida che permetta al paziente di riscoprire la sua dimensione interiore, di ritrovare il senso della sua esistenza. Un metodo coerente alla conoscenza dell’essere umano non può essere che sistemico, olistico, energetico, plastico, mobile: va osservato da vari punti di vista e da diverse angolazioni e con una vocazione psichica al vissuto, alla storia, al significato. In tale orientamento sia la soggettività che la consapevolezza acquisiscono un ruolo strategico importante.

Purtroppo la vulgata latita e fare gruppo è importante e necessario. Le iscrizioni alla SIM sono riservate alle associazioni, poiché SIM è rete di associazioni. Ci si può però intanto iscrivere in una delle altre associazioni già aderenti, nella propria sezione, così si è già automaticamente iscritti a SIM vedi sito: https://societaitalianamedicina.it

Il secondo dato è la campagna di violenza, del controllo reciproco, della diffidenza, del sospetto e della delazione che i non allineati hanno subito e subiscono tuttora e che solo una sia pur tenue tenuta democratica ha consentito di non fucilare al muro come disertori. Se non corriamo ai ripari, prima ancora di morire di cancro o per malattie cardiovascolari, ci ammazzeremo a vicenda. La cattività ha esacerbato la cattiveria, la paura, l’odio e la vendetta. Secondo gli ultimi dati del CENSIS, la metà degli italiani è favorevole alla pena di morte! Al riguardo da tempo è viva l’Associazione OMEOS, l’Associazione dell’Omeosinergia (vedi sito: https:// omeosinergia.eu/omeos/), associazione costituente la SIM, che si occupa di un processo di crescita, basato sulla consapevolezza del chi siamo, cosa siamo e come siamo, improntato all’unione, alla perfezione, all’integrazione, all’evoluzione, per far emergere risorse latenti e portare l’individuo ad appropriarsi consapevolmente della sua vera identità, in una cornice bio-logica che fa risaltare la funzione disintossicante, immunostimolante, rivelatrice, adattativa di ogni malattia. Una weltanschauung, una visione del mondo, della vita e della posizione in esso occupata dall’uomo, dove, ognuno per suo conto, contribuisce all’infinito percorso dell’apprendimento e della conoscenza, passando per insight ed errori, scoperte e sconfitte, conquiste e vicoli ciechi.

Uniti ce la faremo!
Buona vita.

Luigi Marcello Monsellato

 

Articolo tratto dalla rivista “L’altra medicina”. Maggio 2022

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