La variante Delta sta prendendo sempre più piede a livello globale e il suo tasso d’incidenza torna a destare preoccupazione
La pandemia da Covid-19 spaventa di nuovo e questa volta a far paura è la sua ultima variante, la Delta, che sta facendo registrare un aumento di contagi in tutto il mondo.
E’ questo quanto si legge nell’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha evidenziato come nell’ultima settimana sia i casi di contagio che di morti da Coronavirus sono aumentati dopo un calo costante registrato nelle nove settimane precedenti[1].
Nel dettaglio, si parla di ben 3 milioni di nuovi casi negli ultimi sette giorni e di circa 56.000 decessi nell’ultima settimana, con una crescita di nuovi casi riscontrati in tutte le regioni del mondo con la sola eccezione delle Americhe dove, invece, si è registrato un calo dell’11% per quanto concerne i decessi e del 3% per quanto riguarda l’incidenza.
A preoccupare sono le regioni del Mediterraneo Orientale, con la maggiore crescita di nuovi casi, e la regione africana dove è stato evidenziato il più significativo rialzo in termini di decessi (+50%) mentre non va meglio nelle aree del Sud-Est asiatico dove il numero dei morti è aumentato di circa il 26%.
Uno scenario, questo, di per sé già preoccupante nel quale si inseriscono anche i dati (seppur ancora parziali) di Gisaid, attualmente il più popolare database “open” nel quale sono raccolte le sequenze genetiche riscontrate in tutti i paesi del mondo.
Dai numeri pubblicati da Gisaid[2], infatti, emerge come la variante Delta sia oggi la “forma” dominante, avendo ormai superato la precedente variante Alpha in molti paesi compresa l’Italia, dove, ad oggi, la Delta rappresenta ben il 41,2% dei casi contro il 40,7% della Alpha.
E non pare andare meglio negli altri paesi; in ben 32 degli oltre 100 dove presente la Delta è la variante più diffusa con alcune nazioni, come la Russia, la Cina e il Bangladesh, dove la nuova variante rappresenta il 100% dei casi.
Ma cosa ha permesso alla Delta di diffondersi così rapidamente?
Variante Delta: di cosa si tratta
La variante Delta (ex Indiana) è quindi ad oggi la più diffusa e stando alle analisi del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) diventerà ben presto dominante sia nell’Unione Europe (UE) che nello Spazio Economico Europeo (See).
In uno degli ultimi aggiornamenti rilasciati proprio dell’ECDC[3] si legge infatti come la Delta rappresenterà il 70% dei casi a inizio agosto per poi raggiungere quota 90% a fine mese.
Questo repentino incremento viene associato dall’ECDC, in base alle “evidenze attuali”, a una maggiore trasmissibilità della Delta rispetto alla Alpha (del 40-60%) che, inoltre, sempre secondo l’ECDC, “può essere associata a un maggior rischio di ricovero”.
Più contagiosa dunque ma anche più letale, come sottolineato anche dal direttore esecutivo del programma delle emergenze sanitarie dell’OMS, Mike Ryan, che ha evidenziato come la Delta “potrebbe essere più letale perché più efficiente nel modo in cui si trasmette fra le persone…Può colpire soggetti vulnerabili che possono sviluppare forme severe”[4].
La variante Delta ha poi portato delle novità anche in termini di sintomi e di decorso della malattia che sembrano differire in qualche modo dal virus tradizionale.
Per quanto concerne I sintomi, grazie a uno studio condotto in Inghilterra e diffuso attraverso la piattaforma Zoe Covid Symptom[5], sono stati identificati come più “rappresentativi” della nuova variante naso che cola, mal di testa, gola infiammata e starnuto, ovvero manifestazioni tradizionalmente associate a un comune raffreddore.
Vaccini e variante Delta
In seguito alla rapida diffusione della Delta in molti si sono interrogati sull’efficacia dei vaccini rispetto anche alle varianti.
Per far chiarezza su questo punto sono “scese in campo” diverse organizzazioni, prime tra tutte l’ECDC e l’Agenzia Europea per i medicinali (Ema) che in una nota congiunta[6] hanno voluto ribadire l’importanza di completare il ciclo vaccinale, esortando allo stesso tempo gli europei ad aderire alla campagna di vaccinazione:
“L’adesione al ciclo di vaccinazione raccomandato – si specifica nella nota – è fondamentale per beneficiare del più alto livello di protezione contro il virus” e che la vaccinazione completa fornisce una “adeguata protezione contro la variante Delta”.
Secondo Ema ed ECDC due dosi di vaccino contribuirebbero a proteggersi dalla nuova variante mentre una sola dose viene considerata non sufficiente.
Su questa linea si pone anche l’OMS che in due podcast informativi[7] ha voluto ribadire sia l’importanza dei vaccini per contrastare le forme più gravi causate dalla variante Delta sia la necessità di completare il ciclo di vaccinazione con le due dosi previste.
In merito a questo aspetto viene evidenziato come le persone che hanno ultimato il ciclo di vaccinazione hanno probabilità molto più ridotte (tra il 70% e il 90%) di sviluppare forme pericolose della malattia, senza escludere quindi al 100% la possibilità di contrarre il virus ma sottolineando come in questi casi si tratti principalmente di forme lievi o asintomatiche.
Tutte le organizzazioni sembrano quindi concordare sull’importanza di accelerare sulle vaccinazioni, completando quanto prima il ciclo previsto, senza però dimenticarsi delle misure “quotidiane” raccomandate sin dall’inizio della pandemia, ovvero il distanziamento sociale, il lavaggio frequente delle mani e l’uso corretto della mascherina.
[1] Fonte: https://www.who.int/publications/m/item/weekly-epidemiological-update-on-covid-19—13-july-2021
[2] Fonte: https://www.gisaid.org/hcov19-variants/
[3] Fonte: https://www.ecdc.europa.eu/en/news-events/ecdc-statement-sars-cov-2-delta-variant-eueea
[4] Fonte: https://www.cdt.ch/mondo/la-variante-delta-corre-l-oms-lancia-l-allarme-prudenza-estrema-AC4400714?_sid=dFMC3YCr&refresh=true
[5] Fonte: https://covid.joinzoe.com/
[6] Fonte: https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-ecdc-update-covid-19
[7] Fonte: https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/media-resources/science-in-5/episode-44—delta-variant-and-vaccines e https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/media-resources/science-in-5/episode-45—delta-variant