Questa malattia colpisce una persona su 200 o 300. Ne soffrono generalmente gli uomini (in un rapporto di cinque uomini per ogni donna), poiché è più difficile che il ferro si accumuli nelle donne a causa delle perdite mestruali o della gravidanza.
L’emocromatosi è un disturbo causato da un alterato metabolismo del ferro.
È dovuta a un accumulo di ferro nell’organismo e, se non viene diagnosticata e trattata correttamente, può avere conseguenze fatali sul fegato e aumentare il rischio di morte per cardiomiopatia. Il ferro è un elemento essenziale per l’organismo che, in concentrazioni fisiologiche normali, si trova nel corpo in una quantità di circa 4 o 5 grammi, distribuito nell’emoglobina, nel sistema reticoloendoteliale e nel fegato, nella mioglobina e in vari sistemi enzimatici. Tuttavia, è molto dannoso quando si trova in quantità maggiori, poiché genera radicali liberi che causano danni organici.
Nell’evoluzione dell’emocromatosi si distinguono diversi stadi:
Stadio 1: c’è una carenza ma non ancora un sovraccarico di ferro.
Stadio 2: c’è un sovraccarico di ferro, ma i sintomi non sono specifici della malattia. Il paziente è stanco e letargico.
Ogni paziente presenta danni agli organi diversi, a seconda di dove il ferro si è accumulato nell’organismo, quindi deve essere trattato per i diversi problemi che presenta.
L’obiettivo del trattamento dell’emocromatosi è eliminare l’eccesso di ferro concentrato negli organi e curare i danni organici che si sono verificati.
Il trattamento per l’eliminazione del ferro in eccesso varia a seconda delle cause della malattia:
- Emocromatosi primaria
Nel caso dell’emocromatosi primaria, il trattamento è la flebotomia, che consiste in estrazioni di sangue, di solito settimanali, di circa 500 ml ciascuna, fino a quando il livello di ferro è adeguato. Il trattamento deve essere mantenuto per tutta la vita, con un monitoraggio regolare del paziente.
- Emocromatosi secondaria
Nel caso dell’emocromatosi secondaria, il trattamento è costituito dai chelanti del ferro. Si tratta di molecole che aderiscono al ferro, formando con esso una sostanza solubile che ne impedisce l’effetto tossico sull’organismo. I chelanti più comunemente utilizzati sono la desferrioxamina, il deferiprone e il deferasirox. Anche il tè è un chelante del ferro e può essere assunto con il cibo.
Si raccomanda di mantenere il livello di ferro entro limiti sani:
- Astenersi dal consumo di alcolici.
- Limitare il consumo di carne rossa, fegato, olive e cioccolato.
- Evitare pesce e crostacei crudi.
- Non assumere complessi vitaminici che contengono ferro.
- Limitare l’assunzione di vitamina C.
- Non consumare alimenti elaborati o fortificati.
- Si dovrebbe anche evitare l’uso di utensili da cucina in ferro.
È opportuno che le persone nella cui famiglia è presente un caso di emocromatosi effettuino test di diagnosi precoce della malattia, in modo che, se ne sono affetti, sia possibile diagnosticarla tempestivamente e iniziare il trattamento prima che si verifichino danni.